Alla fine della II Guerra Mondiale l’economia austriaca versava in pessime condizioni: le infrastrutture erano distrutte e la produzione industriale ridotta a livelli bassissimi.
Con l’entrata in vigore del Piano Marshall nel 1948 si puntò alla realizzazione di un autonomo sviluppo nazionale.
Nel primo dopo guerra furono soprattutto le industrie statalizzate a dare impulso all’economia. Nel 1952 lo scellino austriaco divenne valuta stabile e la crescita economica degli anni seguenti raggiunge cifre a due zeri.
Fiorirono le imprese, la qualità dell’edilizia e delle infrastrutture venne migliorata.
Uno dei motivi del boom economico austriaco fu la concertazione con le parti sociali. La buona collaborazione tra industriali e sindacati fu la base per una buona politica dei salari e degli investimenti.
Il boom finì con la crisi petrolifera del 1970.
L’ingresso dell’Austria nella UE (1995), l’apertura dei mercati dell’ex blocco orientale e poi l’allargamento ad est dell’Unione Europea sono stati fattori assai rilevanti nello sviluppo economico austriaco degli ultimi dieci, quindici anni.